I Sami: i figli del sole della Lapponia | MyTraveLife
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I Sami, figli del sole della Lapponia

I Sami sono una popolazione la cui terra si estende su quattro paesi: Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. Questa regione si chiama Sápmi, terra dei Sami anche nota come Lapponia.

 

Storia e tradizione

 

Alcune incisioni rupestri lasciano supporre che la loro sia una cultura millenaria. Uno dei siti più ricchi di incisioni (più di 5000 immagini), si trova ad Alta, nella regione del Finnmark in Norvegia.

 

Già Omero nell’800 a.C. ed Erodoto nel 450 a.C. riportano informazioni su una popolazione di cacciatori e allevatori in una terra nella quale d’estate non esiste la notte e d’inverno il giorno. Nel Medioevo le popolazioni del nord Europa cominciarono a colonizzare la Sápmi, imponendo delle tasse ai Sami. In seguito la loro terra venne suddivisa tra Danimarca-Norvegia ( che ai tempi erano unite), Svezia e Russia. Contemporaneamente iniziò la cristianizzazione.

 

Lo Joik, un tradizionale canto Sami, venne proibito, così  come la lingua sami. I tamburi degli sciamani vennero bruciati. I Sami che non si piegavano al processo di colonizzazione vennero eliminati. In Norvegia soltanto i cittadini che parlavano norvegese avevano il diritto di ereditare delle terre. Le condizioni sociali dei Sami peggiorarono sempre di più finché, nel 1852, una violenta sommossa esplose a Kautokeino.

 

Ironia della sorte per la trasmissione dei pochi frammenti rimasti bisogna ringraziare proprio i missionari cristiani, in quanto furono loro a riportare per iscritto alcuni estratti di questa religione naturale nel XVI e XVII secolo. Avendo i Sami tramandato per generazioni la loro cultura soltanto oralmente, queste iscrizioni sono una delle fonti più importanti del sapere odierno sulle antiche credenze.

 

I Sami ritenevano che la natura, rocce, scogli e laghi compresi, fosse dotata di un’anima. Gli animali avevano la stessa importanza delle persone, teoria basata sulla credenza che ogni essere vivente avesse almeno due anime, una corporale e una libera. L’anima libera poteva esistere anche al di fuori del corpo come elemento protettivo. Fenomeni naturali come tuono, vento e sole erano di cruciale importanza.

 

tenda sami

 

Horagallis era il dio del tuono, buono e cattivo allo stesso tempo. Era responsabile delle tempeste, dei fulmini e dei tuoni e decideva sulle sventure e sulla morte. Era però anche il dio della pioggia e quindi colui che dava la vita. Il dio del vento Bieggolmmái poteva migliorare le condizioni di vita degli uomini, poiché poteva raggiungere ogni luogo e soffiare via i demoni, mentre Cáhcolmmái controllava i laghi dispensando furtuna ai pescatori. Beaivi, il sole, era il dio più importante. Donava luce, calore e fertilità allontanando spiriti cattivi e malattie.

 

I Sami si definivano figli del sole

 

Oltre agli dei della natura esistevano dei personificati tra cui 4 dee che rivestivano un ruolo fondamentale al momento del concepimento e della nascita.

 

Máttaráhkká, la dea madre, riceveva le anime umane dal dio padre Ráddiáhkká, le forniva di corpo e le consegnava alla figlia Sáráhkká, in caso si trattasse di una femmina, e a Juoksáhkka, nel caso di un maschio. Tutti gli embrioni erano originariamente femminili ma Juoksáhkka aveva il potere di tramutare una femmina in un maschio. Juoksáhkka era la dea più amata dai sami. Proteggeva il bambino nel grembo materno e lo aiutava a venire al mondo. Anche dopo la cristianizzazione era usanza comune assegnare un nome che onorasse Sáráhkká ai bambini battezzati con rito cristiano. La terza figlia Uksáhkka proteggeva il kote – la tenda dei sami – e si incaricava di proteggere la madre e il bambino dopo la nascita.

 

Punto di contatto tra dei e uomini era il Noaidi, lo sciamano. Con l’aiuto dei tamburi, l’anima dello sciamano poteva entrare nel mondo degli dei. Lo sciamano era anche l’uomo della medicina. Le malattie erano causate dall’anima del malato, che andava perduta, o da un elemento magico che si inseriva nel corpo del malato. Raggiungendo uno stato di trance, il Noaidi cercava di recuperare l’anima perduta. Con l’aiuto degli spiriti poteva anche risucchiare l’elemento malvagio dal corpo del malato. Il suo compito era inoltre quello di ritrovare oggetti e persone scomparse, predire il futuro e stabilire il momento adatto per una caccia proficua.

 

sami 3

 

Altra particolarità era rappresentata dal culto degli orsi. Anche presso altre popolazioni artiche del nord di Russia, Siberia e America, l’orso veniva venerato come un animale sacro. I Sami vi vedevano un fratello e, dopo una caccia fortunata, gli rendevano grazie per il suo sacrificio. Un orso morto propagava un potere magico soprattutto per le donne. Speciali rituali e precauzioni erano mirate a proteggere le donne dall’orso. Per esempio, per un anno non dovevano più spostarsi con la renna che aveva trasportato l’orso morto. Nella festa che seguiva la caccia, la pelle dell’orso veniva appesa. Le donne, con gli occhi coperti, ricevevano un’arco e una freccia, il marito della donna che colpiva per prima la pelle d’orso sarebbe stato quello che avrebbe ucciso il prossimo orso.

 

Molti aspetti della relazione tra uomini e orsi sono riconducibili a un’antica leggenda. Una giovane ragazza aveva cercato l’aiuto di un orso dopo una lite con i suoi fratelli e si era rifugiata in una caverna. L’orso e la ragazza ebbero un figlio. Alla fine, l’orso si sacrificò e si lasciò uccidere dai fratelli. Dopo che tutta la carne era stata consumata, le ossa dell’animale vennero ricomposte e seppellite sotto alcune pietre. Questo era l’unico modo per garantire che l’orso potesse ricreare il suo corpo per tornare a essere una fonte di nutrimento per gli uomini.

 

I Sami oggi

 

Oggi i Sami hanno il diritto di parlare la loro lingua e di praticare attivamente le loro tradizioni. Oltre alle scuole bilingue esistono speciali scuole sami e corsi di studi sami nelle università. Quando, alla fine del XX secolo, un norvegese si qualificò come sciamano, dovette rivolgersi agli sciamani di altre popolazioni per impararne le pratiche, in quanto la religione sami si era mantenuta solo in modo parziale e frammentaria.

 

Il popolo Sami possiede un proprio organo rappresentativo, una propria capitale in Norvegia sede del parlamento norvegese Sami (Karasjok), una propria bandiera e, dal 1986, un proprio inno e, anche se non hanno una reale autonomia politica, esistono “parlamenti sami” fondati in Finlandia nel 1973, in Norvegia nel 1989 e in Svezia nel 1993 che difendono i loro interessi e preservano la loro autonomia culturale.

 

Non esiste censimento recente su quanti Sami vivano nel territorio del Sápmi perciò le cifre sono approssimative. Si stima che attualmente ci siano circa  80.000 Sami.

 

La bandiera Sami

 

Una prima proposta per la bandiera venne dall’artista Synnøve Persen nel 1977; essa veniva innalzata soprattutto in manifestazioni a sfondo ecologico per la difesa e la tutela del territorio.

 

La versione attuale venne ufficialmente inaugurata nel corso del XIII congresso del popolo Sami tenutosi ad Åre in Svezia dal 13 al 15 agosto 1986. La bandiera è stata disegnata da Astrid Båhl che ha utilizzato i colori del gákti, il costume tradizionale Sami.

 

La larghezza delle strisce è proporzionale alla popolazione Sami nei quattro stati tra cui i Sami sono divisi: rosso per la Svezia, verde per la Finlandia, giallo per la Russia e blu per la Norvegia che ospita la maggior parte della popolazione Sami.

 

bandiera sami

 

I colori della bandiera sami hanno un significato ancora più specifico:
Verde: crescita, natura e il territorio Sápmi che è vitale per la sopravvivenza del popolo Sami
Blu: l’acqua che è un elisir di vita
Rosso: il fuoco che simboleggia il calore e l’amore
Giallo: il sole che simboleggia una lunga vita

 

Il cerchio simboleggia la spiritualità, unisce i quattro elementi e sembra anche rappresentare, in modo stilizzato, il tamburo magico rituale della tradizione sami, ma anche il sole (il mezzocerchio rosso) e la luna (il mezzocerchio blu).

 

La lingua Sami

 

La lingua Sami ha circa dieci varianti tutte con ceppo quelle della famiglia ungaro-finnica a sua volta derivata dalle lingue uraliche e si sviluppò con molta probabilità a partire dal finlandese circa 2000- 2500 anni or sono (intorno al 500 a. C.), quando iniziò a svilupparsi anche la cultura Sami.

 

Cultura culinaria

 

I Sami vivono, oltre che di allevamento di renne, di pesca e negli ultimi anni anche di turismo. L’alimentazione di base consiste di conseguenza in carne di renna e pesce.  Altri alimenti tipici della cucina sami sono le bacche di bosco (mirtilli, mirtilli rossi, mora artica), erbe e piante medicinali, pane morbido di tradizione sami.

 

Abbigliamento tradizionale

 

L’abito tradizionale sami viene usato soprattutto in occasione di festività e l’indumento principale è una casacca (chiamata kolt) di colore blu, grigia o nera con inserti a strisce rossi, blu, gialli e verdi generalmente in corrispondenza delle spalle, la parte alta della schiena, il colletto e sulle braccia. La differenza nella decorazione degli abiti tra le varie regioni è molto marcata. La decorazione sul retro della casacca degli uomini indica se è sposato o meno.

 

sami 2

 

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Credits:

Photo

Diario Nordico

Foto di copertina

 

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